Usa il tuo Tempo

Uno studio statistico ha rilevato che attualmente i visitatori di un museo trascorrono un tempo medio di 15 secondi davanti ad un’opera d’arte.
Troppo spesso la maggior parte dei visitatori non sostano di fronte all’opera per guardarla ma ‘transitano’ davanti ad essa vedendola attraverso lo schermo dello smartphone o della macchina fotografica. Tutto questo ha dell’incredibile. In buona sostanza la maggior parte delle persone che visitano un museo, seppure trascorrano in quel luogo alcune ore, quando escono non hanno guardato nulla.
L’ideale contemplazione di un’opera d’arte richiede una visione attenta per dare seguito a riflessioni personali che dovrebbero emergere attraverso una sorta di colloquio intimo con l’opera che stiamo guardando. Tutto questo processo richiede del tempo, un tempo minimo utile a noi stessi per assimilare ed elaborare ciò che stiamo vedendo.
Questo atteggiamento frettoloso estremamente diffuso che ormai pervade le masse è dovuto certamente all’accelerazione della vita moderna. La fretta è uno status collettivo. Tutto corre veloce, ogni contatto umano è ridotto a brevi messaggi, gli incontri sono fugaci e le soluzioni estremamente rapide. Il messaggio di velocità viene ormai proposto e da molti percepito come sinonimo di efficienza.
Il bombardamento di immagini che da anni subiamo giornalmente dai media, dai social network e nelle strade delle nostre città ci lascia alla fine totalmente inermi.
E’ vero, ne siamo tutti vittime in qualche modo, questo è il sistema di comunicazione della nostra era.
Ma perché? Chi ce lo impone?

Se dopo la visita ad una galleria d’arte ritorniamo a casa senza avere scattato alcuna immagine non sarà una tragedia, ma piuttosto portiamoci via un bagaglio di emozioni, di considerazioni ed ispirazioni che inevitabilmente ci arricchiranno.
L’arte non chiede un approccio fugace, non nasce per un contatto rapido ma al contrario l’arte ci esalta quando ci trova in quella condizione di pacata contemplazione nel nostro silenzioso vagare.
‘Non si mette fretta all’Arte!’ ammonisce il vecchio restauratore di giocattoli nel film Toy Story II calmando l’animo ansioso del collezionista che attende di veder rinnovato il pezzo più raro della sua collezione.
Esattamente. ’Non si mette fretta all’Arte.’
Ho notato anche che la maggior parte delle persone dedicano del tempo ai grandi musei soltanto in occasione di una vacanza o un viaggio di piacere, dimenticando di farlo nella propria città ignorando totalmente le piccole gallerie, i musei meno noti, le piccole collezioni di provincia.
Il mio suggerimento è quello di prendere un impegno con l’Arte.
Offrirsi in modo serio e fedele dedicando del tempo ad ogni singolo monumento o museo, iniziando proprio dalla propria città, elaborare quanto si va conoscendo, cercare ed approfondire seguendo un filone di interesse personale. Esplorare anche le più piccole realtà artistiche coinvolgendo gli amici o i propri figli, lasciando emergere le impressioni personali di ognuno.
E ancora, scoprire l’arte attraverso l’artigianato, visitando le botteghe, quelle vere, di solito nascoste e polverose.
Il miglior modo di capire l’arte, comprenderne il messaggio, percepire il diverso sguardo dell’uomo attraverso le epoche della sua esistenza è quello di praticare l’esercizio del disegno. Copiare un quadro o una scultura è il miglior modo che abbiamo a disposizione per guardare l’opera che abbiamo davanti. ‘Guardare’ attraverso il proprio disegno significa conoscere, assimilare e restituire. Non importa di quali capacità tecniche disponiamo ma ciò che conta è riuscire a ‘vedere’.

Non guardare ma ‘vedere’.
I luoghi migliori sono proprio i musei meno transitati dalle masse, le piccole gallerie e per quanto riguarda la statuaria le gipsoteche.
I giovani studenti e gli artisti più esigenti disegnando dai calchi nelle collezioni di gessi trovano l’ambiente ideale per calarsi in una condizione intima e diretta con l’opera. In questo contesto scompaiono le inibizioni dovute al confronto con ‘l’opera originale’. Se disegnare la Nike di Samotracia ti inibisce, se disegnare nel giusto raccoglimento e nel silenzio la Venere di Milo risulta impossibile, se copiare il Laocoonte nella frenesia della folla è un’utopia, bene, prova a farlo in una gipsoteca.
Il calco in gesso non ha mai spaventato nessuno, al contrario i gessi si manifestano con tutta la loro verità, rivelando all’osservatore le forme e le superfici nella loro reale condizione. In questo modo di vedere le cose, in questa tipologia di approccio, le gipsoteche rappresentano il luogo migliore per scoprire il grande percorso del bello che l’uomo ha compiuto nell’arco di almeno XX secoli.
La gipsoteca o le cast gallery sono il luogo migliore per godere della giusta atmosfera, della luce, della calma e dello spazio ideali per un confronto diretto con le opere più o meno note. Nella gipsoteca la presenza contemporanea di moltissime opere poste in diretta comparazione offrono un ulteriore spunto interessante, spesso unico e non possibile nella maggior parte dei musei monumentali.

Lo studio di un’opera spesso richiede diverse sedute che l’ingresso libero nelle gipsoteche (permesso anche da alcuni musei) rende possibile senza impegno economico o restrizioni di tempo.
Lo stesso possiamo farlo all’aria aperta, con sessioni di sketching in angoli tranquilli di piazze e parchi, l’importante è non avere fretta, lasciar sedimentare, prendersi tutto il tempo necessario, rallentare.
Usare il proprio tempo.